venerdì 27 settembre 2013

Intervista al Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e segretario di Giovanni Paolo II

Mentre si aspetta la data in cui sarà proclamato Santo Papa Giovanni Paolo II, gli abitanti e l'amministrazione di Tesero e della Val di Stava hanno voluto conferire la cittadinanza onoraria al cardinale Stanislaw Dziwisz, oggi arcivescovo di Cracovia, ma all’epoca segretario personale del Papa.
L'affetto di queste persone per il Pontefice presto santo è sancito nel tempo, da quando il 17 luglio 1988 si recò in visita da loro, in Trentino, per ricordare e pregare per le vittime della tragica alluvione avvenuta tre anni prima e che aveva portato 268 morti. L'affetto della popolazione ancora sconvolta dalla tragedia fu grande e l'immagine di Papa Giovanni Paolo II inginocchiato in preghiera e aggrappato alla croce davanti al monumento delle vittime è rimasta nei cuori di tutti.

Per gli abitanti di Tesero e della Val di Stava Giovanni Paolo II è già "santo" da tempo. Più precisamente da venticinque anni. Cioè da quel 17 luglio del 1988 quando si recò nel piccolo centro trentino, tre anni dopo l’alluvione che aveva mietuto 268 morti. L’immagine di papa Wojtyla, in preghiera, inginocchiato davanti al monumento delle vittime aggrappato alla croce è rimasta nei cuori di tutti.

Ora, arriva un nuovo gesto di affetto da parte degli abitanti della zona che considerano Wojtyla santo già da tempo.

Ecco l'intervista pubblicata sulle pagine del quotidiano Avvenire al Cardinale Stanislaw Dziwisz arcivescovo di Cracovia:


Eminenza, con quale spirito ha accolto questa cittadinanza onoraria?
Sapevo da diverso tempo dell’intenzione di Tesero di conferirmi questa onorificenza. Ma esitavo ad accettarla. Quest’anno però l’ho fatto di buon grado, perché penso che attraverso di essa si possa rendere un ulteriore omaggio alla figura e all’opera del beato Giovanni Paolo II, che proprio a Tesero si rese protagonista di un gesto commovente. Siamo infatti a venticinque anni dalla visita del Papa nella Val di Stava. E quando egli si recò in Trentino erano passati tre anni dalla tragedia. Ho pensato, dunque, che per ricordare degnamente quella presenza – e la grande consolazione che seppe portare alla gente così duramente colpita – fosse giusto accettare. In ricordo suo e delle 268 vittime.

Che cosa resta di quella visita?
La presenza di Giovanni Paolo II si sente ancora molto forte. Per gli abitanti di Tesero e della Val di Stava quella visita fu davvero un momento di svolta. Arrivando, Giovanni Paolo II trovò un paese e un’intera zona ancora sotto choc per quello che era avvenuto tre anni prima. Ma la presenza del Papa ebbe il potere di cambiare l’atmosfera. Ricordo ancora le sue parole di incoraggiamento quando disse che anche Maria aveva sofferto ai piedi della croce, mentre Gesù moriva, ma che non aveva mai perduto la speranza. Quelle parole, i suoi gesti di affetto restituirono alla gente un nuovo entusiasmo e la volontà di ricominciare. E oggi ci fanno capire quanto Giovanni Paolo II fosse capace di infondere speranza in coloro che l’avevano persa. Anche perché lui stesso era stato segnato dalla sofferenza fin da bambino. Quindi entrava in profonda sintonia con chi soffriva.

Qual è il suo ricordo personale?
Durante la visita rimasi impressionato dall’atteggiamento della gente. Ricordo che avevano desiderato profondamente la presenza del Santo Padre. E anche nei giorni scorsi, incontrando i rappresentanti delle famiglie che hanno perduto i loro cari, mi sono sentito ripetere: Giovanni Paolo II ci ha aperto il cuore. Insomma, la memoria resta viva, anche se tutto è tornato a posto.

Il 30 settembre sarà il giorno in cui sapremo la data della canonizzazione
Attendo che il Santo Padre, al quale va fin d’ora la mia gratitudine, proclami la data del giorno della canonizzazione. La folla che il giorno dei funerali gridava «Santo subito», aspetta con trepidazione la notizia.

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